24 settembre 1961: la prima Marcia per la pace Perugia-Assisi


La redazione


Ricordiamo quel giorno con un brano del racconto che ne ha fatto Aldo Capitini nel suo libro “In cammino per la pace” . “C’è stato chi ha detto che la Marcia Perugia-Assisi era così bella che è irripetibile. Ma come si potrebbe non correre il rischio di farne di meno belle se esse devono adempiere ad un compito importante? Starà a chi le farà curare che siano generali, regionali o semiregionali, destinate a muo¬vere i lontani, impostate su formule larghe e non stretta¬mente polemiche, oltrepassanti le singole correnti politiche.”


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24 settembre 1961: la prima Marcia per la pace Perugia-Assisi

“Sulla Rocca di Assisi, luogo forse unico in Italia per la bellezza del panorama, il popolo sedette [per ascoltare i discorsi]… Alla fine, proprio prima della "Mozione del popolo per la pace" Aldo Capitini chiese a ciascuno di le¬varsi in silenzio in memoria dei morti nelle guerre. Fu un momento molto commovente: il silenzio era profondo, e tutta la folla sembrò dominata da un potere spirituale che non mancò di fare una profonda impressione su ognuno dei presenti”. (…)

E veramente la Marcia ebbe i due momenti più alti quando, in quel luogo così ampio sotto la cupola di un cielo che impallidiva lentamente, Arturo Carlo Jemolo parlò della benedizione divina che certamente scendeva su quella assemblea di pace, e quando io chiesi due minuti di silenzio per ricordare i morti nelle guerre o per causa delle guerre, e tutti si levarono in piedi, qualcuno si inginocchiò, e mi è stato detto che tutti gli appartenenti alla polizia si misero sull'attenti. (…) C'è stato chi ha scritto che si è sentito “qualche cosa di nuovo” nella Marcia. Io credo sia soprattutto questo insieme sociale religioso che ritorna per allargarsi nella nostra storia attuale. Ecco che, a fatto avvenuto, si possono vedere le ragioni profonde della Marcia.
Essa è stata un atto importante, forse una svolta nel no¬stro paese. (…) La Marcia è stata una manifestazione “dal basso”, che ne ha cominciate tante altre, per isolare i nuclei militaristici e reazionari. Con l'unione stabilita tra i pacifisti e le moltitudini popolari, si è presentato un metodo di la¬voro non più minaccioso di violenza, e nello stesso tempo si è avviata un'unità che è la massima che si può stabilire in Italia: quella nel nome della pace. Si è avviato un moto degli strati più profondi e dei sentimenti fondamentali del popolo italiano, un moto che non è senz'altro politico o di classe, ma è la premessa e l'addentellato per ogni lotta ed ogni educazione che voglia svolgersi in Italia per contrastare il patriottismo scolastico diffuso dai nuclei nazional¬militari, e, insieme, il borghesismo edonistico che si ritrae da ogni lotta civile e sociale per la fruizione del benessere promesso dal neocapitalismo. La lotta per la difesa e lo sviluppo della pace porta preziosi elementi di coesione dal basso contro l'individualismo e il conformismo e per di più associa di colpo le donne, le famiglie, prima delle lotte politiche. E con l'accento posto sul superamento dei me¬todi violenti, sull'apertura e sul dialogo, non solo sollecita la nostra democrazia, e qualsiasi altra, ma preme sulle re¬ligioni esistenti, e particolarmente su quella tradizionale, perché sia messo in primo piano il rapporto nonviolento con tutti gli esseri. Aver mostrato che il pacifismo, che la nonviolenza, non sono inerte e passiva accettazione dei mali esistenti, ma sono attivi e in lotta, con un proprio metodo che non lascia un momento di sosta nelle solidarietà che suscita e nelle noncollaborazioni, nelle proteste, nelle denunce aperte, è un grande risultato della Marcia, durante la quale abbiamo distribuito tremila copie di un pieghevole di quattro pagine sulle idee e il lavoro del Centro per la nonviolenza. (…) Inoltre la Marcia, accolta con tanto entusiasmo dai par¬tecipanti e da tanti altri aderenti, ha provato che non bastano gli attuali organi di informazione e di espressione, che la gente voleva e vuoI dire qualche cosa direttamente, “esprimere”, e se ciò è un rimprovero alle limitazioni e tendenziosità dei giornali e della radio, è anche un raffor¬zamento di quella opinione pubblica, che è la base della democrazia e che in Italia è alquanto incerta. (…) A questo lavoro che durerà anni abbiamo con la Mar¬cia Perugia-Assisi dato un contributo. Accompagnai la Marcia per i primi sei chilometri, ed era soltanto festosa; alle porte di Assisi la ritrovai calda, energica, pulsante; movendosi aveva acquistato entusiasmo e forza. Così sarà del nostro lavoro per la difesa e lo sviluppo della pace.
C'è stato chi ha detto che la Marcia Perugia-Assisi era così bella che è irripetibile. Ma come si potrebbe non correre il rischio di farne di meno belle se esse devono adempiere ad un compito importante? Starà a chi le farà curare che siano generali, regionali o semiregionali, destinate a muo¬vere i lontani, impostate su formule larghe e non stretta¬mente polemiche, oltrepassanti le singole correnti politiche.”

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