La via della pace


Flavio Lotti e Marco Mascia


Appunti per l’incontro di riflessione e proposta “La via della pace” organizzato alla vigilia della Marcia PerugiAssisi della pace e della fraternità “Fermatevi! La guerra è una follia”. Sabato 23 aprile 2022 – Assisi, Sala della pace del Sacro Convento di San Francesco. A cura di Flavio Lotti e Marco Mascia


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23aprile2022

La via della pace

 

Appunti per la riflessione

 

Il futuro o sarà insieme, o non sarà” Papa Francesco

 

Con l’invasione russa dell’Ucraina, il mondo è precipitato in una drammatica spirale distruttiva. La via della guerra combattuta sul campo, della conquista di spazi e zone d’influenza, del dominio e della sopraffazione, dell’imposizione della legge del più forte ci stanno ponendo di fronte ad un pericoloso sconvolgimento globale, ad una gravissima crisi economica e sociale, ad un’impennata della corsa al riarmo, ad una escalation convenzionale e nucleare e all’avvio di una nuova guerra mondiale “che può soffocare la vita di interi popoli e generazioni”.

 

Che fare?

 

Lo schema della guerra pretende che tutti si schierino gli uni contro gli altri, in un’escalation senza limiti né confini. Noi che da sempre siamo dalla parte delle vittime diciamo che è urgente scegliere un’altra impostazione, un modo diverso di affrontare i problemi.

 

* * *

 

L’invasione dell’Ucraina è un crimine

 

L’invasione russa dell’Ucraina è un crimine contro l’umanità. Come lo sono tutte le guerre che continuano nel mondo facendo strage di civili e distruggendo, con qualsiasi mezzo, città, villaggi, case, scuole e ospedali. La guerra è vietata dal diritto internazionale sorto sulle ceneri della seconda guerra mondiale e la Russia è fuorilegge perché sta violando principi e norme della Carta delle Nazioni Unite: la sovranità degli stati, il diritto all’autodeterminazione dei popoli, l’obbligo di risolvere pacificamente le controversie, il divieto di minacciare e usare la forza. La Russia sta inoltre violando altri accordi multilaterali come quelli del Consiglio d’Europa e dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.

 

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Dalla parte delle vittime. Sempre. Dovunque.

 

Chi ama e vuole la pace, chi ha a cuore il rispetto dei diritti umani, sa da che parte stare. Dalla parte degli oppressi, delle vittime, dei più vulnerabili. Invece dell’equidistanza sceglie l’equivicinanza perché la guerra fa strage di vite umane, dignità e diritti da tutte le parti. Chi ama e vuole la pace, difende il diritto dei popoli all’autodeterminazione, alla libera scelta del proprio statuto politico e a perseguire liberamente il proprio sviluppo economico, sociale e culturale.

 

Per questo chi ama la pace oggi è dalla parte del popolo ucraino, senza se e senza ma, come è dalla parte del popolo palestinese, del popolo curdo, del popolo saharawi, del popolo nuba e di tutti gli altri popoli a cui ancora oggi vengono negati la dignità e i diritti fondamentali della vita.

 

 

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Gli ucraini hanno il diritto di resistere. Come tutti i popoli che vengono aggrediti e occupati.

 

Questo diritto di resistenza trova riconoscimento nel diritto internazionale ed è sancito dall’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite – unica eccezione al divieto per gli stati di minacciare e usare la forza – che riconosce il «diritto naturale di autotutela individuale e collettiva nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale». In virtù di questa norma, il popolo ucraino ha il diritto naturale di difendersi e dunque di resistere all’aggressione russa e i membri delle Nazioni Unite sono legittimati a fornire assistenza anche militare all’Ucraina.

 

Gli ucraini hanno il diritto di resistere e noi abbiamo il dovere di aiutarli. Ma nessuno può permettersi di ignorare le conseguenze delle proprie azioni. Il continuo invio di armi agli ucraini sta frenando l’invasione russa ma sta anche alimentando la guerra e la sua escalation, allungando la scia di sangue innocente, innalzando il livello dello scontro armato con l’uso di armi sempre più devastanti, espandendo il conflitto a livello globale, aggravando le conseguenze globali economiche e sociali dalla guerra.

 

Noi, che abbiamo il dovere di soccorrere e proteggere gli ucraini, abbiamo la responsabilità di fare ogni sforzo per far tacere le armi. Per quanto possa apparire difficile, è l’unica cosa sensata che possiamo fare.

 

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Primo: fermare l’escalation! Secondo: fermare la guerra!

 

Da otto anni la guerra in Ucraina avanza facendo strage di vite innocenti, riducendo le città in cimiteri e cumuli di macerie, minacciando la guerra mondiale e la catastrofe atomica. Dal 24 febbraio è iniziata l’escalation.  Ogni giorno di guerra in più vuol dire più massacri, più devastazioni, più sofferenze per donne e uomini, bambini e anziani. Per questo dobbiamo fermarla!

 

Nei giorni dell’escalation, i governanti, i responsabili delle nazioni e delle istituzioni internazionali hanno innanzitutto il dovere di agire per interrompere la spirale della violenza e scongiurare il peggio, il ricorso a massicci bombardamenti, alle armi di distruzione di massa e l’allargamento del conflitto.

 

I governi e i parlamenti europei hanno tutto l’interesse a prendere l’iniziativa, non solo perché devono difendere gli ucraini, ma perché hanno il dovere istituzionale di proteggere i propri cittadini dalle conseguenze di una guerra che minaccia di travolgere tutto e tutti.

 

Viviamo in un tempo in cui tutto è interconnesso. Le drammatiche conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina stanno già avendo un impatto devastante sul mondo intero minacciando drammatiche carestie, impoverendo milioni di persone che perderanno il lavoro e verranno gettate nel mondo disumano dell’emarginazione e dell’esclusione sociale. La fine della “pace” in Europa porterà alla fine della “pace” sociale e all’esplosione di nuovi laceranti conflitti.

 

Per spezzare la spirale mortifera dell’escalation della guerra, dobbiamo abbandonare lo schema della guerra e la politica emotiva delle azioni e controreazioni, abbassare i toni verbali dello scontro e mettere sul tavolo del confronto con la Russia la disponibilità a costruire assieme un sistema di sicurezza comune dall’Atlantico agli Urali basato sul disarmo, i diritti umani, il diritto all’autodeterminazione dei popoli e i diritti delle minoranze.

 

La guerra è in Europa ma la pace è a rischio nel mondo intero. Per questo è urgente un negoziato globale. Di fronte alla paralisi del Consiglio di Sicurezza, è il Segretario Generale dell’Onu che deve prendere l’iniziativa coinvolgendo l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Partendo dai principi sanciti dalla Carta dell’Onu e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti umani (che sono alla base del diritto internazionale dei diritti umani), tutti i governi del mondo, a cominciare dalle grandi potenze, devono essere chiamati ad affrontare i veri nodi globali dello scontro assumendosi la responsabilità di scegliere la via della pace anziché la via della guerra.

 

* * *

 

E’ tempo di scegliere la via pace! Trattino gli stati. Parlino i popoli.

 

Per spingere i governi sulla via della pace deve crescere dal basso un grande movimento di cittadini per la pace. In ogni città, in ogni quartiere, in ogni scuola, in ogni luogo di lavoro deve nascere un gruppo, un comitato, un’iniziativa per la pace.

 

Facciamo nostro l’appello di Papa Francesco, nel giorno di Pasqua: “Impegniamoci tutti a chiedere a gran voce la pace, dai balconi e per le strade! Pace! Chi ha la responsabilità delle Nazioni ascolti il grido di pace della gente.”

 

 

Nessuno resti indifferente.

Non rassegniamoci alla guerra.

Apriamo gli occhi sul pericolo immane che incombe! Rischiamo la fine del genere umano.

Alziamo la voce per dare voce a tutti i bambini, le donne e gli uomini martoriati dalla guerra che gridano: Fermatevi!

Invochiamo la pace ma facciamola anche noi.

Prendiamoci cura delle vite degli altri -e non solo della nostra- sempre, comunque e dovunque senza distinzioni di alcun genere.

Prendiamoci cura dei giovani e dei più piccoli ri-costruendo fiducia e speranza, investendo sulle loro energie positive e sulle loro intelligenze.

Prendiamoci cura della natura, dell’ambiente, di tutti gli esseri viventi e del pianeta che sta implorando il nostro cambiamento.

Fermiamo la circolazione dei discorsi dell’odio e dell’inimicizia.

Rifiutiamo la logica amico-nemico.

Mettiamo fine alla competizione sociale ed economica che ci ha trascinato in una guerra impossibile di tutti contro tutti.

Rifiutiamo l’economia di guerra.

Costruiamo l’economia della fraternità.

Abbandoniamo la sicurezza armata e costruiamo la sicurezza umana.

Ogni città diventi un laboratorio della cultura della pace, di una società e di un mondo capace di vivere in pace.

Investiamo su una lotta senza quartiere alla miseria e alle crescenti disuguaglianze che uccidono la dignità.

Investiamo sulla solidarietà universale.

Educhiamoci ed educhiamo alla cura e dunque alla pace

Costruiamo l’alleanza di tutte le donne e gli uomini che vogliono la pace.

Non cerchiamo la via della pace: la pace è la via!

 

 

Appunti per l’incontro di riflessione e proposta “La via della pace” organizzato alla vigilia della Marcia PerugiAssisi della pace e della fraternità “Fermatevi! La guerra è una follia”. Sabato 23 aprile 2022 – Assisi, Sala della pace del Sacro Convento di San Francesco. A cura di Flavio Lotti e Marco Mascia

 

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