In tutto questo è interessante notare quale potenziale dirompente abbia la primavera araba: Khamenei, Assad e i petromonarchi sauditi sono per paradosso sullo stesso carro, quello dei guerrafondai, carro su cui si collocano anche quei pezzi dell’establishment israeliano che favoriscono l’opzione bellica…
Ancora poco e la primavera araba taglierà il nastro del suo primo anniversario. E già questa è una notizia. Ha rischiato di morire prima, di rimanere una rivolta, ma gli eventi egiziani l’hanno salvata.
Prende forma la prospettiva di un governo tra il partito islamico moderato Ennahda e i laici progressisti di Congresso per la Repubblica e Ettakatol. Ma partiamo dall’inizio, cioè dai risultati elettorali…
L’analisi di Padre Giuseppe Scattolin, comboniano, che vive da molti anni al Cairo, dove insegna mistica islamica, e che prima di trasferirsi in Egitto ha vissuto in Libano e altri paesi arabi.
Il lungo silenzio mediatico sulla Siria ha retto fino ad oggi, e per romperlo c’è voluta appunto questa nuova strage di Hama, non ancora conclusa e quindi dal bilancio purtroppo ancora provvisorio.
L’ultima notizia che arriva dalla Siria è uguale alla penultima: il regime di Bashar al-Assad fa sparare sugli insorti, anche a Latakia, come ha già fatto ieri sera nella città martire di Daraa, dove agli ospedali è stato proibito…
Si avvicina dunque il capolinea per un regime irriformabile, che ha ormai dilapidato l’unico “capitale” che poteva salvarlo, il proprio carattere laico.